VERTIGINE CERVICOGENICA 

APPROCIO OSTEOPATICO BASATO SULLE EVIDENZE SCIENTIFICHE EBM

Il paziente “tipico” che si presenta sintomi di vertigini solitamente ha già consultato il suo medico di base, uno specialista Otorinolaringoiatra e spesso anche un Neurologo, un Fisiatra e addirittura un Cardiologo. Questo è un iter importante da seguire per ogni paziente che lamenta instabilità, in quanto le cause più comuni sono di origine vestibolare (labirintiti, vertigine parossistica posizionale benigna e cupololitiasi nell’orecchio interno, vestibulopatie) e cardio-vascolare (pre-sincope, ipotensione ortostatica).

E’ inoltre opportuno escludere altre cause di vertigine che, seppur non comuni, necessitano di diagnosi precoce e seguono un percorso terapeutico di urgenza (ad esempio l’ictus della circolazione posteriore).

Tuttavia, accade molto spesso che se il paziente non rientra in un protocollo curativo delle figure sopraelencate finisce in un circolo vizioso noto come “doctor shopping”, ovvero una frenetica e disordinata ricerca continua  di specialisti da consultare per risolvere la loro malattia.

In casi più fortunati,invece,capita che dopo aver escluso quanto di propria competenza, un Otorino riferisca al paziente che la sua vertigine è di origine “cervicale” e non otovestibolare. Qui il caso si fa complesso, perché per porre una diagnosi di vertigine cervicogenica è necessaria una approfondita valutazione biomeccanica e neurologica della colonna cervicale  (a seguito dell’esclusione di altre cause da parte delle figure mediche pertinenti).

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Brandt e Bronstein (2001)  descrivono il disturbo dell’equilibrio di origine cervicale non come una vera vertigine ma piuttosto come un senso di instabilità, solitamente moderata, persistente per giorni o settimane che si associa spesso a fenomeni neurovegetativi.

La vertigine cervicogenica è per lo più rotatoria; talora è un disequilibrio improvviso e violento causato da un movimento non necessariamente rapido della testa e/o del corpo.

L’evento acuto solitamente non avviene mai a letto,come avviene nella vertigine posizionale, neppure quando ci si gira nella posizione supina (pancia in su) mentre è comune nell’alzarsi dal letto.

Spesso il paziente si sente meglio assumendo una specifica posizione per lo più completamente supino o semi assiso (posizione seduta). E mentre nella vertigine posizionale il sintomo è provocato da un  movimento ben preciso e specifico in quella cervicogenica qualsiasi movimento del corpo o della testa può innescarlo.

Un’attenta anamnesi consentirà di capire se per il paziente stare in piedi e camminare fosse “fonte di timore”,”difficoltoso” o “impossibile come nella vertigine posizionale”.

L’evento acuto può accompagnarsi o meno a sintomi neurovegetativi quali nausea,conati di vomito,sudorazione mentre la tachicardia è comune ma per lo più imputabile alla reazione ansiosa che spesso segue l’evento improvviso.

Possono associarsi acufeni  ma non ipoacusia e l’evento improvviso può essere preceduto o accompagnato da dolore/tensione cervicale o vertebrale più in generale.

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La correlazione tra la disfunzione cervicale e vertigine è un noto dato clinico già agli inizi del secolo scorso, non è invece ancora del tutto chiaro in letteratura il processo fisiopatologico che porta una disfunzione vertebrale a manifestarsi anche come vertigine o instabilità.

In accordo con Li e Peng (2015) da un punto di vista terapeutico risulta più utile suddividere la vertigine cervicogenica in propriocettiva,vascolare,neurovegetativa e trigeminale con le prime due che rappresentano le ipotesi più accreditate.

Circa il 50% di tutti i propriocettori cervicali sono concentrati nelle capsule articolari della vertebra cervicale C1-C3 e vi è una particolare abbondanza di meccanocettori nei fusi muscolari dei muscoli cervicali profondi superiori.

La corretta funzione di questi recettori può essere influenzata da traumi diretti come il whiplash injury (distorsione del rachide cerviclae da colpo di frusta), la sindrome dello smartphone (prolungato mantenimento in flessione del rachide cervicale), cambiamenti degenerativi (artrosi) o disturbi biopsicosociali (ansia, depressione ecc).

L’ischemia transitoria vertebrobasilare comporta sia una transitoria ipoperfusione labirintica sia una ipopefusione al cervelletto il quale assolve appunto alle funzioni di tono muscolare,coordinazione ed equilibrio posturale.

In letteratura sono descritte due sindromi da compressione vertebrobasilare:

  1. Bow Hunter’s Syndrome o sindrome da tiratore dell’arco (Go G et al. 2013). Vertigine rotatoria provocata dalla compressione dell’arteria vertebrale dominante a livello atlantoccipitale durante la rotazione del capo come appunto nel tiratore dell’arco                                                                               
  1. Beauty parlor syndrome o sindrome del salone del parrucchiere (Foye PM et al 2002). Vertigine rotatoria provocata dalla compressione delle arterie vertebrali a livello atlantoccipitale durante l’estensione del capo come quando ci si fa lavare i capelli dal parrucchiere.
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L’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico

L’efficacia del trattamento manipolativo osteopatico per le vertigini cervicogeniche è ampiamente dimostrata in tutti gli studi trovati.

Occorre specificare che sebbene la conclusione sia evidentemente a favore della manipolazione manuale in tutti gli studi, essi non sono però omogenei nei loro metodi e quindi non sovrapponibili.

Il razionale dell’approccio osteopatico è di tipo causale. Ciò vuol dire che il clinico Osteopata non limita la sua valutazione solo alla corretta efficienza neuro-vascolo-muscolo-scheletrica del segmento cervicale superiore (C1-C2-C3) ma bensì alle altre strutture o cause che potrebbero perturbarla.

Esempio lampante è il complesso stomatognatico (articolazioni temporomandibolari, posizione/funzione della lingua) che può interferire con la fisiologia del segmento cervicale.

Oppure le alterazione del visus (miopoia, ipermetropia ecc.) possono determinare dei vizi di accomodamento del segmento cervicale superiore attraverso il sofisticato complesso neurologico oculo-cefalo-giro.

Ma anche delle anomalie biomeccaniche del rachide (soprattutto dorsale) possono essere causa o concausa dell’alterazione statica/dinamica del rachide cervicale e quindi della sua sintomatologia.

Oppure, e sempre più frequenti, sono le alterazioni del sistema cardio-vascolare respiratorio secondarie a stili di vita biopsicosociali sempre più stressanti.

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La prognosi della vertigine cervicogenica attraverso l’approccio osteopatico è molto variabile. In linea del tutto generale i principali obiettivi che si possono ottenere sono:

  1. Riduzione di almeno il 50% dei sintomi per frequenza,durata ed intensità.
  2. Riduzione dell’assunzione dei farmaci fino alla totale cessazione in alcuni
  3. Riduzione della morbilità, ovvero dell’assenteismo dal lavoro per il disagio fisico.
  4. Miglioramento della qualità di vita.
  5. Miglioramento dei parametri oggettivi osservati in prima istanza.

Leggi di più:

https://osteopata-germano.com/blog/2020/03/03/perdita-di-equilibrio-o-sensazione-di-vertigini/
https://osteopata-germano.com/blog/2019/04/01/la-vertigine-cervicogenica/
https://osteopata-germano.com/blog/2019/06/29/le-vertigini/

BIBLIOGRAFIA E REFERENZE

Brandt T,Bronstein AM. Cervical vertigo. J Neurol Neurosurg Psychiatry 2001

Dario Carlo Alpini. Vertigini diagnosi differenziale e trattamento. Edi-Ermes 2017

Foye PM,Najar MP,Camme A A Jr et al. Pain,dizziness, and central nervous system blood flow in cervical extension:vascular correlations to beauty parlor stroke sundrome and salon sink radiculopathy. Am J Phys Med rehabil 2002)

Go G,Hwang SH,Park IS Park H. Rotational vertebral artery compression: bow hunter’s syndrome. J Korean Neurosurg Soc 2013

Li Y,Peng B. Pathogenesis,diagnosis, and treatment of cervical vertigo. Pain Physician 2015

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