L’OSTEOPATIA AIUTA A RESPIRARE BENE

Si definisce frequenza respiratoria il numero di respiri compiuti da un individuo nell’arco di un minuto.

Ogni singolo ciclo respiratorio è composto da una fase di inspirazione (un po’ più corta) e da una fase espiratoria, oltre a due pause di cui una brevissima al termine dell’inspirazione e una più lunga (circa 1/5 della durata totale dell’atto) al termine dell’espirazione.

La frequenza respiratoria a riposo è di 10-16 atti al minuto. Durante l’esercizio fisico strenuo tale frequenza può arrivare sino a 35-45 respiri al minuto.

Non a caso, negli aumenti di frequenza cardiaca si ha un parallelo rialzo della frequenza respiratoria, con una relazione di circa un atto respiratorio ogni 4-5 contrazioni cardiache. Nel neonato e per tutto il primo anno di età, la frequenza respiratoria è di circa 44 atti al minuto; successivamente diminuisce in maniera progressiva, tanto che a 5 anni è pari a circa 20-25 respiri al minuto.

Nell’adulto, come anticipato, si attesta intorno ai 14 cicli respiratori al minuto ed aumenta nuovamente, anche se in misura modesta, nell’anziano.

La tendenza,soprattutto a seguito di stati emotivi dannosi per l’organismo (ansia,depressione,stress ecc), è quella di respirare con la parte alta della gabbia toracica coinvolgendo i muscoli accessori della respirazione del collo e delle spalle. Questa respirazione affatica molto l’organismo perchè coinvolge numerosi muscoli e la patologia che si collega facilmente a questo disturbo è la cervicalgia aspecifica.

 

ESERCIZI PER LA BUONA RESPIRAZIONE

Vi consiglio questo esercizio:

Mettetevi in ginocchio o seduti, fate 2-3 atti respiratori profondi, dopodiché espirate tutta l’aria che avete nei polmoni. Al termine di questa massima espirazione, chiudete la glottide, non fate passare più aria: provate a inspirare mantenendo la glottide chiusa. Per un gioco di pressioni tra torace e addome, si creerà un effetto ventosa che richiamerà verso l’alto il diaframma e tutti gli organi viscerali.

Una volta riaperta la glottide, il diaframma, che era nella posizione più alta perché in espirazione, scenderà repentinamente verso il basso provocando una inspirazione…passiva!

Questo esercizio serve a far capire che si può sfruttare l’energia elastica diaframmatica, sia in espirazione che in inspirazione!

Se durante un’attività fisica sostenuta, l’espirazione è completa e non si trattiene aria nei polmoni, si può risparmiare energia con una inspirazione più “passiva”.

Una volta invece in fase inspiratoria, non serve altro che aspettare il rilassamento della contrazione diaframmatica per far tornare nuovamente in espirazione il diaframma.

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L’errore tipico dell’atleta è quello di respirare di frequenza, con poca profondità, mantenendo una leggera fase inspiratoria diaframmatica, quindi senza espirare totalmente l’aria dei polmoni. Questa condizione non permette di sfruttare l’elasticità diaframmatica e comporta un’importante spesa energetica oltre che una scarsa ossigenazione del sangue.

Le attuali linee guida internazionali di rianimazione  si basano sulla valutazione della “respirazione normale” come un segno chiave della respirazione e della circolazione. Tuttavia, non si sa con che precisione come pter discriminare tra respirazione “normale” e “anormale”. Lo scopo di questo studio era di testare la capacità degli studenti di medicina di discriminare tra modelli simulati di respirazione normale e anormale e selezionare il trattamento corretto.

Sei video clip di respirazione simulata sono stati registrati mostrando: normale; vie respiratorie anormali -shallow, rapide, agonali (ostruite e non ostruite); o respiro assente. Le clip sono state convalidate da tre esperti medici di emergenza e poi mostrate in ordine casuale a 48 studenti di medicina del secondo anno. Agli osservatori è stato chiesto di indicare: “Questo paziente respira?” (Sì-normale, sì-anormale, no) e “Quale azione prenderesti?” (Posizione di respirazione o di recupero in soccorso).

Tutti gli esperti hanno identificato correttamente il tipo di respirazione e concordato un’azione di emergenza appropriata. Gli studenti hanno identificato la normale respirazione come: normale 61%, anormale 33% e assente 6%; respirazione anormale come: normale 29%, anormale 61%, assente 10%; respirazione assente come: normale 8%, anormale 6%, assente 85%.

Le azioni corrette sono state selezionate nell’86% durante la respirazione normale, il 51% durante la respirazione anormale e l’86% durante la respirazione assente. La sensibilità per gli osservatori che identificano correttamente la normale dalla respirazione anormale era del 60% e la specificità del 75% e per la selezione dell’azione corretta era 42% e 80%, rispettivamente.

Gli studenti di medicina non sono stati in grado di identificare la normale respirazione causata da respirazione anormale, causando un numero elevato di azioni inappropriate e potenzialmente dannose. È necessaria un’ulteriore valutazione del metodo ottimale per valutare i segni di respirazione e circolazione.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Gavin D. Perkins, Barney Stephenson, Rianimazione, “Valutazione di Birmingham studio respiratorio (BABS)”, Volume 64, Numero 1 , gennaio 2005 , pagine 109-113